“…La via, non certo facile da scegliere, è quella della fiducia e della speranza che individua nella condizione di deficit un’occasione per incontrare Dio, un’occasione <<per vedere realizzate nella vita quotidiana le parole del Salmo 118: “la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”>>. Tuttavia, accogliere questa proposta di vita, come ben ricorda Toschi, non è cosa che il singolo individuo può fare da solo. Per superare veramente i propri handicap, infatti, ci vuole amore, <<ci vuole Dio, ci vuole qualcuno che si faccia prossimo>>. E’ nella comunità, infatti, che il deficit di ognuno <<può essere trasformato da handicap che emargina a diversità che arricchisce>> ed è solo dopo che l’uomo ha sperimentato personalmente la meraviglia nel vedere le sue povertà assunte e santificate da Gesù, che può arrivare alla vera comunione con gli altri…”.
Rosita Sartori
“…Tuttavia per fare della condizione di handicap un’esperienza di vita straordinaria, è necessario accoglierla e accettarla, non odiando il limite ma assumendolo, assumendone la responsabilità: Gesù mi insegna non semplicemente ad accettare il mio deficit, ma ad assumerlo. Io non ho scelto di nascere disabile, ma attraverso un cammino di fede ho ricevuto la possibilità di assumere la mia condizione, di prenderne comunque la responsabilità; perché se è vero che inizialmente non l’ho scelta, essa è mia, è il terreno che devo coltivare io, in prima persona (Toschi)…”.
Rosita Sartori