RECUPERI L’UOMO IL SUO ESSERE “CUSTODE”

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 APRILE 2014)

Ciao a tutti carissimi amici lettori.
In questo numero del nostro mensile, volevo parlarvi di come l’uomo oggi sembri aver perso il suo ruolo, affidatogli da Dio, di custode del creato.
Ogni giorno infatti sentiamo e leggiamo di fatti di cronaca relativi a come la nostra natura, la nostra terra venga brutalmente violata e rovinata dall’ignoranza e dalla sete di denaro dell’uomo. Mi chiedo dunque chi è questo uomo che in modo così facile si autorizza da se stesso a distruggere ciò che è mio e di tutti, anzi ciò che non è di proprietà di nessuno ma ci è stato concesso in dono da Dio. Allora mi rispondo dicendomi che non sono io quell’uomo che sotterra i rifiuti tossici sotto le strade, che costruisce i muri delle case impastando nel cemento rifiuti radiottavi, che vende cibi alla diossina, che inquina le falde acquifere, che affonda navi cariche di barili colmi di liquidi nocivi, che sputa sulla vita di intere famiglie lasciando consapevolmente che il cancro la divori.
Mi dico che non sono io quell’uomo, ma ogni volta che nella mia realtà, nel mio contesto locale, non sono attiva, non mi interesso, non vigilo anche sul comportamento sbagliato di cui sono testimone, io divento come quell’uomo. Ogni volta che assisto indifferentemente o timidamente a episodi di mancanza di senso civico nei confronti del mio territorio, anche quando vedo chi abbandona i rifiuti nei parchi o lungo le strade, quando vedo che qualcuno lascia le strade e i marciapiedi sporchi, e non faccio niente, anch’io divento corresponsabile di quel comportamento e in qualche modo è come se lo approvassi. Si potrebbe obiettare dicendo che un conto è gettare per terra un pacchetto di sigarette vuoto o un mozzicone, un conto è trattare di rifiuti tossici. In realtà se si guarda bene, alla base di entrambi i comportamenti, si trova un identico menefreghistico pensiero: “ tanto non è cosa-casa mia!”
Nel libro della Genesi troviamo scritto che Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza e che, dopo averlo creato, pensò che “era cosa molto buona”. Poi si dice che “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”.
È proprio di questo compito che dobbiamo riappropriarci senza paura, del ruolo di “custodi” della nostra e dell’altrui vita, della nostra e dell’altrui natura.
Facciamo diventare questo atteggiamento del “prendersi cura” dell’altro e della creazione, il nostro stile di vita!
Vi saluto con le parole del Salmo 8, tradotto da Padre David Maria Turoldo, che ci ricorda con la sua poesia, quanta responsabilità abbiamo come uomini, nei confronti del creato.

Come splende, Signore Dio nostro, il tuo nome su tutta la terra: la bellezza tua voglio cantare, essa riempie i cieli immensi.

Dalla bocca di bimbi e lattanti, liberare tu ami la lode per confonder superbi avversari e ridurre al silenzio i ribelli.

Quando il cielo contemplo e la luna e le stelle che accendi nell’alto, io mi chiedo davanti al creato: cosa è l’uomo perché lo ricordi?

Cosa è mai questo figlio dell’uomo che tu abbia di lui tale cura? Inferiore di poco a un dio, coronato di forza e di gloria!

Tu l’hai posto signore al creato, a lui tutte le cose affidasti: ogni specie di greggi e d’armenti, e animali e fiere dei campi.

Le creature dell’ aria e del mare e i viventi di tutte le acque: come splende, Signore Dio nostro, il tuo nome su tutta la terra!