NATALE: VIENI SIGNORE

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 DICEMBRE 2017)

Cari lettori,
in questa occasione desidero parlarvi della mia visione del Natale oggi. Leggevo qualche giorno fa una vecchia intervista fatta a Padre Davide Maria Turoldo proprio sul Natale e le sue parole hanno fatto subito così eco dentro di me, in comunione profonda, che ho pensato di riproporvene una parte.
[…] Che cosa è il Natale? «Davanti a una simile domanda non so se vergognarmi o ridere. Così, a primo impulso. E invece, Lei ha ragione: c’è proprio da domandarsi cos’è il Natale; e se perfino noi cristiani sappiamo cosa sia veramente il Natale. Soprattutto, cosa abbia a che fare con il vero Natale di Cristo questo nostro modo di celebrarlo: in queste città impazzite per commerci e traffici; e scialo di luminarie, e ostentazioni di ricchezze, eccetera, c’è da domandarci sul serio cosa significhi per noi Natale: se si può ancora pensare che da noi Cristo continui realmente a nascere, a prendere corpo in una società come la nostra. Ecco, a pensare propriamente a questo mi porta la sua domanda». Pertanto come è da accogliere il Natale di quest’anno? «E però al di là del dubbio e del contrasto, al di là del sospetto che siamo davvero su vie sbagliate, al di là di ogni mercato, sopravviva almeno la nostalgia che la vita è un dono. Perché questo è il significato profondo del Natale: il dono del Padre a questi figli disperati e soli che siamo noi; il dono di un figlio e di un fratello che ci salvi dalla disperazione e dalla solitudine. E che ritorni ad apparire qualche segno di maggiore umanità nei nostri rapporti, in queste nostre città sempre più ‘senza Dio’. (Non dico atee, dico ‘senza Dio’ che è molto diverso: se non altro per quel tanto di drammatico che c’è solitamente nell’ateo; invece ‘senza Dio’ dice soprattutto indifferenza, noncuranza, non-pensiero, quando non dica addirittura cinismo)». […]
I nostri Natali oggi ormai si identificano con il pranzo o il cenone, trasbordanti di cibo di ogni tipo, e con i regali che si fanno e si ricevono. A questo giorno arriviamo stanchi e frastornati dallo stress delle settimane precedenti e pieni di cose più, che accoglienti. Alla festa arriviamo così, soffocati e saturi, poi il malessere per la sazietà e per la mezza sbornia ci intorpidiscono e ci fanno cadere assonnati sui divani a guardare programmi noiosi alla tv, senza neanche più la voglia di godere del dono della compagnia dei nostri familiari ed amici. In realtà, anche noi come accadde duemila anni fa, non sappiamo farci dimora per Gesù che nasce e ci dona la sua umanità di bambino. Non siamo capaci di attendere con gioia e commozione e di fare spazio a questo bambino che viene indifeso, a questo bambino che da un lato è bisognoso di essere amato e di avere le nostre cure e dall’altro, in questo affidarsi a noi, se lo vogliamo, viene a farci essere persone VERE, creature a sua immagine e somiglianza.
Vieni, Signore
di David Maria Turoldo

Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni in silenzio,
noi non sappiamo più cosa dirci:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni in solitudine,
ma ognuno di noi è sempre più solo:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni, figlio della pace,
noi ignoriamo cosa sia la pace:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,
noi siamo sempre più schiavi:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo sempre più tristi:
e, dunque, vieni sempre, Signore.
Vieni a cercarci,
noi siamo sempre più perduti:
e, dunque, vieni sempre, Signore,
Vieni, Tu che ci ami:
nessuno è in comunione col fratello
se prima non è con Te, o Signore.
Noi siamo lontani, smarriti,
né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:
vieni, Signore,
vieni sempre, Signore.