MONSIGNOR LUIGI NOVARESE

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 GIUGNO 2015)

Cari amici lettori, desidero in questa nuova rubrica parlarVi di Luigi Novarese e della sua associazione “Il Centro Volontari della sofferenza (CVS)”. Ho conosciuto e mi sono subito “innamorata” di questa figura e delle sue convinzioni, che corrispondono pienamente anche al mio modo di vivere, il 29 marzo di quest’anno, in occasione di una mia testimonianza presso l’oratorio parrocchiale di Longare. Luigi Novarese nacque nel 1914 a Casale Monferrato da una famiglia di contadini. Ultimo di nove figli, quando il padre morì che lui aveva solo pochi mesi, fu sua madre Teresa a prendersi cura di lui da sola. A nove anni fu colpito da una gravissima forma di tubercolosi ossea, malattia per i tempi considerata incurabile. Fu allora che sua madre decise, malgrado il parere contrario degli altri figli, di vendere le proprietà di famiglia per provvedere alle sue cure. Nel 1930, tuttavia, in seguito ad un aggravamento della malattia, Luigi venne ricoverato nel sanatorio di Santa Corona di Pietra Ligure dal quale uscì all’età di 17 anni totalmente guarito grazie all’Intercessione della Madonna a cui era particolarmente devoto. Fu proprio questa dolorosa esperienza di malattia, vissuta sulla propria pelle, a portare Luigi a decidere di intraprendere prima gli studi di medicina e poi ad entrare in seminario. Divenne sacerdote il 17 dicembre 1938 con la convinzione che curare il malato soltanto nel corpo non è sufficiente e che il malato va trattato da “persona”. Dal 1942, su invito di monsignor Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, iniziò a lavorare presso la Segreteria di Stato della Santa Sede dove rimase fino al 12 maggio 1970. La sua forte volontà di rispondere, a 360 gradi, alle esigenze delle persone sofferenti lo portò a fondare nel 1947 il CVS, Centro Volontari della Sofferenza, un’associazione cattolica in cui il “Volontario della Sofferenza” è colui che, portatore di sofferenze esso stesso, ammalato o disabile che sia, le accetta serenamente e con spirito di sacrificio le mette a servizio del suo prossimo. In questa prospettiva, dove il malato ricopre un ruolo “attivo” (Apostolato dell’ammalato per mezzo dell’ammalato), Gesù Cristo appare come il primo “Volontario della Sofferenza”. A coordinare tutte le associazioni diocesane dei volontari della Sofferenza è la fondazione dei Silenziosi Operai della Croce (SODC) che svolge attività pastorali, formative e socio sanitarie orientate alla promozione integrale della persona sofferente. Nel 1952 Don Luigi iniziò la costruzione della Casa Cuore Immacolato di Maria a Re, in provincia del Verbano Cusio Ossola, inaugurata poi nel 1960 quale prima e unica casa di esercizi spirituali al mondo per i malati e, nel 1962, papa Giovanni XXIII gli affidò l’incarico di curare l’assistenza religiosa degli ospedali in Italia. È proprio in quegli anni che Don Luigi allestì laboratori professionali a favore dei diversabili. Nel 1970, invece, Novarese lasciò la Segreteria di Stato Vaticana e si occupò di pastorale sanitaria morendo infine all’età di settant’anni il 20 luglio 1984 a Rocca Priora, vicino a Roma, ed essendo riconosciuto “Beato” nel 2013. Don Luigi fu uno straordinario innovatore per i suoi tempi sia per essersi occupato dei malati, delle barriere architettoniche, della formazione per i diversabili, per primo negli anni ‘50 sia per l’intuizione che la vera sofferenza non è la malattia ma l’abbandono e la solitudine in cui il malato è immerso. In un’intervista su Don Luigi Novarese, Monsignor Comastri dice queste essenziali ma fondamentali parole: “il miracolo vero per il malato è trovare un cuore che lo ami e Don Luigi da ex malato lo aveva capito e voleva educare al senso della sofferenza. Il dolore diviene allora una forza, una risorsa, una potenza che scatena energie inaspettate e gli ammalati devono essere consapevoli che possono essere una terapia per i sani. L’ammalato può spaccare la prigione di egoismo e ridare ai sani, che sono malati dentro, la voglia di vivere”. Sono proprio queste convinzioni che ho cercato di spiegare nella mia tesi di laurea (contenuta nel mio libro ”Il limite che diventa ricchezza”) e di trasmettere quotidianamente quando dico che il limite può diventare una ricchezza e la pietra scartata diventare testata d’angolo.