MARIELLE FRANCO

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 GIUGNO 2018)

Cari lettori,
la rubrica di oggi desidero dedicarla ad una donna coraggiosa che si è sempre battuta per i diritti umani e in particolare per quelli delle donne e che è stata uccisa perché la sua battaglia e la sua denuncia erano troppo scomodi. Nata e vissuta da ragazza in una favelas di Rio de Janeiro, a 19 anni ebbe la sua prima e unica figlia Luyara che crebbe da sola e due anni dopo, nel 2000, incominciò gli studi universitari laureandosi nel 2007 in scienze sociali presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro. Cominciò fin dall’inizio del suo percorso universitario ad occuparsi dei diritti umani, della violenza nelle favelas da parte della polizia militare e del riconoscimento dei diritti delle donne. Continuò a specializzarsi negli studi anche dopo la laurea con un master in pubblica amministrazione conseguito nel 2014 e con sempre maggiore interesse per la gestione della pubblica sicurezza nello stato di Rio. Durante il periodo di studi e maggiormente dopo approdò con successo e grande riconoscimento da parte della gente alla politica. Divenne infatti famosa per la sua lotta per i diritti civili e divenne purtroppo altrettanto scomoda per la sua azione di attivista e di denunce dei quotidiani abusi, violenze, violazioni e addirittura assassinii da parte della polizia federale soprattutto all’interno delle favelas. Nel 2017 divenne assessore nella città di Rio e si trasferì a vivere a Tijuca. La sua fama di battagliera e la fiducia della popolazione che aveva saputo guadagnarsi preoccuparono qualcuno al punto che il 14 marzo di quest’anno, dopo aver partecipato ad un dibattito sulla violenza contro le donne afroamericane nelle favelas, mentre stava tornando a casa, fu assassinata con dei colpi di pistola da dei sicari. Si dice che sia stata un’esecuzione perché, su nove colpi sparati, cinque erano rivolti a lei e che i bossoli dei proiettili trovati siano quelli utilizzati dalla polizia, della stessa partita di quelli utilizzati in passato per un altro omicidio. Anche Papa Francesco ha voluto comunicare la sua vicinanza alla figlia di Marielle, alla quale ha personalmente telefonato dopo aver ricevuto una sua lettera. Bisogna far conoscere questi fatti e ognuno, per quello che gli è possibile, deve agire nel rispetto dei diritti di tutti. Sono convinta che la battaglia di questa donna non verrà interrotta dalla violenza e che eliminare lei non basta per fermare il consolidarsi e la crescita di una sempre maggiore coscienza e consapevolezza dei diritti delle donne, degli emarginati e dei poveri da parte del suo paese e di noi tutti.