L’EX PRESIDENTE DELL’URUGUAY JOSÈ MUJICA

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 MARZO 2018)

Cari lettori,
la mia scelta questa volta è quella di parlarvi di un uomo che ha saputo essere, durante il suo mandato, innovativo e concreto, sorprendendo il mondo con le sue scelte. Josè Alberto Mujica Cordano nacque in Uruguay nel 1935 da madre di origine italiana e da un padre agricoltore di origine basca che morì precocemente quando lui aveva solo 5 anni. Grazie ad uno zio materno il giovane “Pepe”, così soprannominato, si avvicina alla politica e da ragazzo fu segretario di un ministro di destra, mentre negli anni ‘60 diventò uno dei volti più conosciuti del movimento dei “Tupamaros” (Movimento de Liberacion Nacional), movimento guerrigliero di sinistra ispirato alla rivoluzione cubana e alla difesa dei diritti dei lavoratori della canna da zucchero. Per aver partecipato ad un colpo di stato militare contro la dittatura, fu condannato a più di dieci anni di carcere passati per lo più in completo isolamento e in condizioni disumane e trovò la libertà solo grazie ad un’amnistia del 1985. La sua passione per la politica tuttavia rimase grande e lo fece continuare ad occuparsi del suo paese fino a diventare nel 2009 Presidente dell’Uruguay. Lo fecero diventare un caso mondiale non solo il suo carisma e le sue passioni per la politica, la natura e l’agricoltura, ma soprattutto la sua capacità di parlare un linguaggio semplice e vicino alla gente supportato da uno stile di vita di grande coerenza e sobrietà. Da Presidente scelse di rimanere a vivere nella modesta casa di campagna con sua moglie e non a Palazzo, di spostarsi con una macchina usata e di devolvere il 90% del suo stipendio presidenziale in beneficenza, vivendo con circa soli 800 euro al mese. “Il principio di sobrietà”, dice Pepe, è una cosa ben diversa dall’austerità: “Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. Collegato alla sobrietà, un altro cardine della sua vita e attività è il credere che vale la pena di dedicare la propria esistenza per l’uguaglianza non solo di fronte alla legge ma anche, per usare parole sue, “per essere uguali sotto il tetto delle nostre case”, e che prioritario, nella vita delle persone, debba essere il valore delle relazioni umane. Infatti, come dice lui, e come sostengo anche io, “non tutto si compra, non tutto si vende”. Il tempo donato alle persone, ai sentimenti, gli affetti e non alle cose rende la vita piena e ricca non di cose ma di Senso.