L’AMICO È… UN SILENZIO CHE VUOL DIVENTARE MUSICA DA CANTARE IN CORO IO CON TE

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 SETTEMBRE 2014)

Cari lettori,
l’argomento che voglio affrontare è quello dell’amicizia, sperimentato da tutti noi, almeno una volta nella vita.
Dal vocabolario l’amicizia è definita come “un vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima”. Con l’ausilio del dizionario filosofico Treccani possiamo ripercorrere brevemente la storia di questo termine a partire dal concetto di “φιλία” che si incontra nella filosofia greca. In particolare Aristotele ha trattato questo argomento nelle sua opera l’Etica Nicomachea (cfr. libri VIII e IX) definendo l’amicizia come una virtù o un sentimento che ad essa si accompagna, fondata non su sensazioni e passioni, ma sull’abitudine e su una libera scelta, definendola inoltre come cosa estremamente necessaria per la vita delle persone perché nessuno sceglierebbe di vivere senza amici anche se avesse tutti gli altri beni materiali. Sempre Aristotele distingue l’amicizia sia dall’amore che dalla benevolenza. L’amicizia, infatti, si distingue dal primo perché è un sentimento più ampio dell’amore e non è provocato dal desiderio e dall’eccitazione o dalla vista del bello. Si distingue anche dalla seconda perché comporta un rapporto attivo e reciproco con persone ben conosciute, una comunanza di ideali e di vita, una volontà di condivisione del vivere.
Dopo Aristotele anche molti altri filosofi trattarono questo tema e l’amicizia fu considerata una delle principali esperienze della vita dell’uomo saggio. Il cristianesimo, in seguito, ha ripreso il concetto aristotelico di amicizia ma lo ha trasformato. Mentre l’amicizia umana secondo Aristotele è un sentimento tra persone che scelgono di essere amiche perchè hanno qualcosa in comune, quella cristiana è estesa all’umanità intera e fondata sull’amore fraterno che congiunge gli uomini fra loro e con Dio, Padre comune. Nella Bibbia Abramo è detto «amico di Dio» e questi parla a Mosè come a un amico; anche Gesù chiama amici, non servi, i discepoli cui comunicò quanto apprese dal Padre (Giovanni 15,15). Da qui nacque la concezione di un’amicizia soprannaturale, divina, che ebbe risonanze anche fuori del cristianesimo.
Sicuramente ognuno di noi ha avuto l’occasione di assaporare questo incommensurabile e impagabile dono della vera amicizia ma forse non sempre l’abbiamo riconosciuta al primo impatto. Infatti, come dicono sia Aristotele che Nietzsche, la cattiva sorte ci mostra chi non è veramente nostro amico ed è la condivisione di una gioia, non la partecipazione al dolore, che fa di un uomo un vero amico.
La vera amicizia è rara ed è proprio come trovare un tesoro. Essa è un bisogno fondamentale dell’essere umano nel suo essere sociale. L’amico con la A maiuscola non ha bisogno di tante spiegazioni, ci capisce e basta, si dona in modo disinteressato. Se lo trattiamo male, perché magari siamo arrabbiati o delusi, sa ritornare da noi e perdonarci i momenti bui di cattiva relazione.
Ringrazio Dio per avermi donato dei grandi veri amici, i miei angeli: Alessandro e Ema, Gabriele,Sergio, Mirko, Elisa, Marica ed Ezio, Bianca, Maria Rosa e Bruno, Maria Grazia e Claudio, Luciana e Gianni,Donato e Gabriella, Flavio e Assunta, Rosanna, Raùl, Giorgia, Don Giovanni, Papa Francesco e tutti gli altri che colorano la mia vita e mi danno boccate d’ossigeno.
Auguro di cuore anche a tutti voi di sperimentare questa Grazia e come dice William Shakespeare:
“Quegli amici che hai e la cui amicizia hai messo alla prova, aggrappali alla tua anima con uncini d’acciaio”.