LA VIOLENZA SULLE DONNE

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 GENNAIO e FEBBRAIO 2018)

Cari lettori,
questa volta desidero trattare un tema delicato e purtroppo attualissimo, quello della violenza sulle donne. Il 21 novembre sera ho avuto l’occasione e il piacere di essere stata invitata all’incontro tenutosi presso la sala civica Barbarani di San Bonifacio. L’evento, organizzato da Openspace F.i.d.a.p.a. San Bonifacio (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) e da istituzioni locali, aveva come titolo “Il Codice Rosa. Un percorso dal pronto Soccorso al Problem Solving” e come intento dare informazioni ai cittadini sull’iter che una donna, vittima di violenza, può decidere di percorre dal Pronto Soccorso, all’assistenza presso i Consultori Familiari e i Servizi Sociali per uscire dal suo dramma personale e familiare. Mentre la Presidente dell’associazione Gianna Giuliari ha introdotto il convegno, l’Avvocato Sabrina Felicioni, vicepresidente della sezione sambonifacese, ha moderato e condotto l’incontro, presieduto da relatori competenti e potremmo dire proprio “con le mani in pasta”, la dott.ssa Tiziana De Luca, Dirigente medico dell’unità complessa del Pronto Soccorso di San Bonifacio, l’infermiera professionale Laura Ambrosi, la dott.ssa Paola Ballini, Responsabile dei servizi sociale del Comune di San Bonifacio, la dott.ssa Antonia Graziano, Responsabile del Consultorio familiare di San Bonifacio, la dott.ssa Gabriella Vaglieri medico triestino di base e Past Presidente distrettuale di Fidapa nel biennio 2013-2015. Come spesso si sente dire, è uscito che innanzitutto la violenza è sia fisica che psicologica e che per lo più avviene all’interno delle pareti domestiche, cosa che rende la decisione della vittima di farsi aiutare ad uscire dalla situazione in cui si trova estremamente più complessa a causa di relazioni familiari vincolanti (vedi la presenza di figli all’interno di una coppia), e di un’estrema facilità del carnefice nel controllo della vittima. I sentimenti che assalgono la vittima di violenza sono sicuramente la vergogna nel parlare della propria situazione e spesso assurdamente un senso di colpa collegato ad un autoconvincimento di non valere niente. L’incapacità poi di reagire alla condizione di violenza subita quotidianamente, o la paura di ritorsioni su se stesse o sui familiari, o per paura del giudizio da parte del mondo esterno, crea un senso di frustrazione. Così si disintegra la dignità della donna che arriva a non credere di meritare e di potere avere la forza in sé di cambiare il corso delle cose denunciando e attivando tutto il percorso di aiuti che la possono portare a rinascere, ritrovando se stessa, la propria autostima, una nuova vita, fatta non più di solitudine e sofferenza ma di un ritrovato coraggio, fiducia e voglia di vivere. Il mio augurio a queste donne che in realtà, anche se non lo sanno, sono forti più delle atre per quello che riescono a sopportare, è di riuscire, nel dramma, a guardarsi e a vedere quanto sono importanti, coraggiose e piene di valore e di volersi bene rompendo il silenzio e affidandosi a chi le può aiutare.