LA DONNA … ANCORA UN ALIENO?

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 NOVEMBRE 2014)

Cari lettori vi saluto tutti con affetto.
Questa volta ho deciso di occuparmi di un tema molto attuale e che mi coinvolge nuovamente da vicino: la donna e la storia della condizione femminile. Ho pensato di trattare questo argomento sollecitata dai fatti di cronaca nera che purtroppo riempiono, ultimamente con grande frequenza, le prime pagine dei giornali. Uxoricidi e femminicidi, soprattutto tra le pareti domestiche, fanno riflettere e interrogare su quale è oggi la considerazione della donna, malgrado i diritti acquisiti sia in campo giuridico che di diritto privato. Quando si parla di “donna”e di “storia dell’emancipazione femminile” tutti pensiamo grossolanamente alle mimose gialle e profumate, alla festa dell’otto marzo e alla pizza con le amiche. Ma in realtà cosa sappiamo della giornata internazionale della donna (l’8 marzo) e della storia della condizione femminile? Forse pochi di noi sono a conoscenza del fatto che la festa della donna, per come noi la conosciamo, ossia come ricorrenza della morte delle operaie di New York nel 1908, in realtà è nata prima della vera tragedia storica. Negli Stati Uniti, infatti, fu il Partito Socialista americano a istituirla il 28 febbraio del 1909 mentre il fatto delle operaie capitò successivamente, ossia il 25 marzo del 1911 nella fabbrica Triangle di New York, dove si sviluppò un incendio e 146 lavoratori (per lo più donne immigrate) persero la vita. Tante in seguito furono le manifestazioni europee nelle quali le donne gridavano i loro diritti e in Italia la festa della donna cominciò ad essere celebrata nel 1922 ma fu solo nel 1946 che in tutto il nostro paese la festa assunse un carattere ufficiale e si scelse il fiore della mimosa come suo simbolo, per la sua fioritura nel mese di marzo. Fin dalla preistoria il ruolo della donna all’interno dei primi gruppi umani venne identificato con la raccolta di cibo commestibile come radici e frutti e con la procreazione, l’allattamento e la cura dei figli come ci illustra la grande quantità di statuette di terracotta rappresentanti donne formose con grandi seni e grandi pance. Solo in alcune civiltà dell’età antica, come quella egizia, la donna poté avere una posizione molto elevata nella società, fino alle massime cariche politiche, si pensi per esempio ad alcune famose faraone come Hatshepsut, Cleopatra, Nefertari. Nella Grecia antica diverso ruolo avevano le donne ateniesi rispetto a quelle spartane. Le prime erano assimilate agli schiavi e agli stranieri e considerate inferiori ai maschi, le seconde, invece, avevano più libertà, per esempio potevano fare sport come la danza e la corsa. È conosciuta purtroppo la convinzione del filosofo Aristotele sul fatto che il cervello femminile sarebbe più piccolo rispetto a quello dell’uomo e che per questo la donna sarebbe “ un maschio mutilato”. Per fortuna Platone sostenne qualcosa di diverso nella sua idea di stato ideale: la parità di diritti politici tra uomo e donna. A Roma invece, la donna era ritenuta quasi pari all’uomo ma non aveva diritti giuridici e le era negata la patria potestà, inoltre non le era consentito di fare testamento. Una ventata di novità fu rappresentata dal cristianesimo nel Nuovo Testamento dove la donna ritrovò dignità e uguaglianza con la condizione maschile. Gesù infatti fece delle donne e dei bambini che erano considerati alla stregua degli animali, senza nessuna credibilità e potere, i suoi interlocutori preferiti. Nel Medioevo invece la considerazione della donna cambia in peggio: essa diventa un oggetto di proprietà dei padri e dei mariti e dall’inquisizione è ritenuta in grado di trarre in inganno l’uomo esortandolo al peccato e meritando così come “strega” il rogo. Solo dopo il 1000 d.C. la donna riacquisisce un ruolo importante di tramite tra Dio e L’uomo ( si pensi alla “donna angelo”del Dolce Stil Novo). Nel settecento, durante la rivoluzione francese, anche le donne marciarono per la presa della bastiglia insieme agli uomini e li sostituirono nel lavoro di fabbrica pagate con salari minimi. I veri cambiamenti o meglio tentativi di cambiamento sia della mentalità che dei diritti della donna avvennero tra l’ottocento e il novecento grazie alla determinazione di coraggiosi gruppi di donne che hanno lottato in vari campi (politico, giuridico, sociale). Basti pensare che nei primi del novecento il lavoro femminile era pagato poco più della metà di quello maschile ed equiparato a quello di lavoratori con meno di 15 anni ossia dei bambini. La stessa enciclica papale “Rerum Novarum” dichiarava che “certi lavori non si confanno alle donne, fatte da natura per i lavori domestici, i quali grandemente proteggono l’onestà del debole sesso”. Addirittura il lavoro femminile e minorile di donne e bambini che avevano sostituito nelle fabbriche gli uomini durante la prima guerra mondiale, al termine della guerra venne considerato una concorrenza sleale, per i suoi costi inferiori, nei confronti degli ex soldati ritornati dal fronte. Sono rimasta scioccata quando ho letto che soltanto nel 1874 fu concesso alle donne di accedere ai licei e alle università, che durante il fascismo per legge il salario femminile venne fissato alla metà di quello maschile e che nel libro “ Politica della Famiglia”del teorico fascista Loffredo era scritto: “La donna deve ritornare sotto al sudditanza assoluta dell’uomo, padre o marito; sudditanza e, quindi, inferiorità spirituale, culturale ed economica” . Ad essa competeva soltanto la cura della prole, del marito e della casa. Per questo erano considerati inutili per le donne lo studio e l’istruzione scolastica. Solo nel febbraio del 1945 dopo circa 40 anni di tentativi di modifica della legge si giunse al suffragio universale e anche le donne poterono esprimere il loro diritto al voto. Ripercorrendo allora con la lettura tutti questi fatti e notizie dissennati e di preconcetto che hanno fatto la nostra storia di donne in questo recente passato si resta sconcertati e allibiti, ma nel contempo, mettendo da parte l’emotività, si riesce a comprendere con più chiarezza di chi è figlia la mentalità del nostro tempo e i pregiudizi che ancora investono e limitano la condizione femminile. Oggi la donna ha ottenuto grandi riscatti ma c’è ancora tanto da fare e da cambiare, se per esempio, come ho sentito qualche giorno fa al telegiornale del Veneto, le donne dell’associazione “Donne in campo” della provincia di Venezia, un gruppo di “agricoltrici”, che si sono messe in gioco iniziando un’attività lavorativa considerata tipicamente maschile, quella dell’agricoltura, quando vanno in banca a chiedere un mutuo per l’acquisto di un trattore o vanno a comperare macchinari e sementi per la coltivazione dei loro campi, vengono guardate, come dichiara una di loro “come degli alieni”. Anche Papa Francesco afferma che “Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi, dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti”. ( tratto dall’ Intervista fatta a Papa Francesco dai giornalisti, durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro a conclusione della GMG ). Confidiamo che queste parole di Papa Francesco diventino realtà nell’ambito ecclesiale, ma anche al di fuori di esso.