IO NON VOGLIO SOPRAVVIVERE, VOGLIO VIVERE!

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 NOVEMBRE 2015)

Carissimi lettori, questa volta ho pensato di utilizzare la mia rubrica per diffondere e far arrivare ad un numero di persone ancora maggiore, le parole che ho pronunciato in testimonianza alla Festa della Vita di Saluzzo. Ricordate che vi avevo già raccontato (vedi Rubrica al n. 57 di Area3) che cos’è la Comunità Cenacolo di Saluzzo e che cos’è e perché, una volta all’anno, si tiene la Festa della Vita? Be’! Questa qui di seguito è la trascrizione della mia testimonianza che ho sentito come una delle più coinvolgenti sia per me che per le altre persone che hanno partecipato a quel grande evento.
Noi siamo risorti, io sono risorta!
Esordisco con queste parole vere e reali. Sono Rosita, della provincia di Vicenza, e se devo dire il mio domicilio… la mia casa siete voi, la mia casa è il mondo, la mia casa è l’amore! L’amore donato e ricevuto. Ora voi direte: «Ma questa ragazza è pazza? Come fa lei a parlarci di risurrezione da una sedia a rotelle?
Lei che apparentemente non può dirci niente». Gesù ha fatto un miracolo! Fin dal grembo della mia “super mamma” mi sono sempre sentita chiamata dal Signore. La carrozzina è stata la conseguenza della mia nascita prematura; ero un vulcano anche nella pancia della mia “super mamma”, volevo nascere, volevo amare… insomma, ero stanca di stare nella pancia, ed ecco il “vulcano” che è nato!
Così, nella mia pochezza, nella mia fragilità, nella mia nullità, ho cominciato questo mio apostolato, laureandomi anche in teologia. Ho pubblicato la mia tesi di laurea semplicemente per un motivo: sentivo di dover trasmettere il messaggio di Gesù.
Vorrei dirvi tre parole: amore, cuore, dono. Non pietà, ma ricchezza inestimabile! Gesù mi fa affermare che il limite non è stare in carrozzina, non è non saper parlare, non è non saper muovere un braccio o essere paralizzata, ma è la mancanza d’amore nei cuori. Se io dovessi guardare alla mia efficienza fisica, dovrei sentirmi una miseria perché da quando sono nata non posso fare niente; ma se mi sento una miseria manco di rispetto al progetto di Dio perché Lui mi ha voluta bella, per la bellezza del cuore. Non importa che uno non si muova: l’importante è che uno ami con gli occhi del cuore. Sono gli sguardi di pietà che fanno paralizzare il cuore di Gesù, perché tutti siamo un dono: non c’è disabilità, non c’è deficit ma c’è dono. Gesù vuole dei cuori risorti, dobbiamo tirarci via le paralisi del cuore! Veramente quando siamo deboli siamo forti. Di queste parole io faccio la mia vita, la mia etica, il mio messaggio. Potrei anche insegnare ma Gesù, invece, vuole che vada in mezzo alle folle a portare il suo amore, a spezzare le catene dei cuori. Tutti possiamo volare! Gesù ci vuole così come siamo. Io sono la peccatrice per eccellenza, ma dico sempre a Gesù: «Aumenta la mia fede, abbi pietà di me!». Vorrei che queste parole diventassero il vostro stile di vita, di comportamento, perché viviamo in un mondo “paralizzato”, che corre ma non sa dove corre… e dico: «Ma dove volete correre? Muovete i vostri passi verso l’amore!». Tutti siamo bisognosi di tutti, io non posso vivere senza il vostro amore, perché io non voglio sopravvivere… voglio vivere! Ci vuole tanto poco per amare e quanto tempo perdiamo a non amare, quanto abusiamo del dono del tempo! Ricordatevi che ogni istante che abbiamo è un dono. Gesù ci chiede di donarci: fate della vostra vita un dono!