IL LIMITE CHE DIVENTA RICCHEZZA

“Dobbiamo imparare ad essere costruttori di umanità”

Si è svolta giovedì 22 dicembre presso la sala conferenze di Villa Loschi Gazzetta la serata con Rosita Sartori, serata fortemente voluta dall’amministrazione di Sossano e condotta da Federica Costantin.

Una serata in cui Rosita, una giovane donna affetta da tetraparesi spastica, ha presentato non solo il suo libro Il limite che diventa ricchezza ma ancor di più la sua vita, ponendola come filo conduttore della serata.

Rosita non ha di certo intenzione di non dire la sua, è minuta e in quella sedia a rotelle appare così piccola rispetto al mondo, ma, proprio come inizia a parlare, si trasforma in una leonessa, forte, coraggiosa e determinata ad esporre e difendere i suoi pensieri e ciò in cui crede veramente.

La serata si snoda tra letture di alcuni passi del suo libro, accompagnate dalle dolci note delle allieve di pianoforte della scuola di musica sossanese, e spazi dedicati ai racconti e alle parole di Rosita.

“Un mondo migliore non è un’utopia, il rispetto per la vita esiste e deve essere applicato e ritrovato in ogni ambito della nostra esistenza, qualsiasi vita è un dono, anche io su questa sedia a rotelle – che lei chiama spider rossa o trono regale – sono un dono del Signore e nessuno dovrebbe mai non sentirsi tale!”

Rosita ci guida attraverso un ragionamento forte, ci sbatte in faccia una verità che ignoriamo quotidianamente, ci fa sentire ridicoli davanti ad alcuni pensieri che giornalmente facciamo. Ci scuote forte, non per impaurirci o denigrarci, ma per farci aprire gli occhi, per farci capire che il limite può diventare una ricchezza sia per se stessi che per gli altri, che al di là della contraddizione che queste due parole accostate possono generare, non esiste nessun limite alla manifestazione della vita umana.

Nemmeno il pregiudizio può fermare la forza e la volontà di “volare verso la luce”, il pregiudizio crea la paralisi del cuore e oscura la nostra vista senza più permetterci di vedere l’altro come un dono.

“L’handicap non è nella persona ma nelle barriere mentali che creano i pregiudizi”, le persone diversabili -come le definisce lei- non hanno bisogno della nostra pietà ma della nostra empatia, il pietismo non ha ragione di esistere nei nostri sguardi e nelle nostre azioni.

Esistono le malattie, questo non lo nega, ma “una vita è sempre una vita, basta con la cultura dello scarto, del diverso, noi possiamo essere costruttori di umanità senza porre limite al nostro amare.”

Rosita, infatti, non ci parla solo del rispetto verso gli altri, della cultura dello scarto, ma anche di amore, con il nobile obiettivo di riempirci il cuore di buoni propositi che non devono estinguersi poi con il passare del Natale.

“Amare è interessarsi a qualcuno, rispettarlo così com’è, con le sue ferite, le sue tenebre, amare è credere in lui e nelle sue capacità di crescere, nel nutrire verso di lui una speranza folle.”

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di credere negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani.

La serata si conclude sulle note di una canzone dei The Sun, gruppo preferito di Rosita, che dice “È questo il mio miglior difetto, io non posso restare qui a guardare il nostro mondo bruciare lentamente senza fare niente .. io voglio vivere!”

Grazie dolce Rosy per averci insegnato, in un’oretta e mezza, ad essere costruttori di umanità.


di Piccotin Greta (pubblicato su Area3 GENNAIO 2017)