CHI SONO I VERI SACERDOTI?

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 APRILE 2017)

Ciao a tutti cari lettori.
L’argomento che voglio trattare oggi mi coinvolge particolarmente per il modo in cui ho deciso di dedicare la mia vita e il mio tempo nel testimoniare ed educare all’importanza del rispetto per la vita e per le persone in una dimensione di forte e autentico coinvolgimento nella fede.
Voglio parlare della Chiesa oggi e nello specifico dei suoi “pastori”, di quello che dovrebbe essere il loro ruolo, sollecitata dalle squallide vicende di cronaca che recentemente hanno riempito le pagine dei giornali. Di fronte a questi comportamenti degenerati e sintomatici di una vita di fede alla deriva, mi sono francamente sentita indignata e delusa e preoccupata per il tradimento non solo della scelta personale dei sacerdoti coinvolti ma anche del loro tradimento ad una chiamata di Gesù ad essere suoi rappresentanti e del loro tradimento al “gregge” che il ministero sacerdotale gli ha affidato. Sento spesso dire che anche il prete è un uomo, con tutte le sue fragilità. Certamente, nessuno lo nega ma la scelta di vita fatta, che è una scelta di dono, di dedizione, di ascolto, di sostegno nella fede, esige una coerenza tra intenzioni e comportamenti, tra vita pubblica e vita privata che non può mancare o venir meno dato che altrimenti viene meno subito la condizione di essere “pastore”, di essere guida. Se chi, per mandato, è chiamato a sostenere e coltivare le coscienze, lo spirito, la fede delle altre persone, non è in grado per primo lui stesso di essere coerente con le sue scelte e forte nella sua fede, come può essere di aiuto alla comunità, come può rivestire ancora un ruolo così impegnativo e importante in modo degno? La Chiesa, come istituzione,  non solo deve essere più attenta nel momento in cui accoglie una vocazione, nel valutare la sua effettiva maturità e solidità, ma deve anche avere il coraggio di prendere una posizione chiara di seria esclusione dal ministero di quei sacerdoti hanno “dato scandalo” per il loro comportamento infangando e mettendo ombre anche sulla vita dedicata di altrettanti pastori che invece giorno per giorno portano avanti, in una umana solitudine, con coraggio e coerenza la loro vocazione. Mi addolora e mi infastidisce che invece prevalga ancora in fatti come questi una modalità di procedere delle istituzioni ecclesiastiche omertosa e permissiva, nel senso che per evitare lo scaldalo tende a tacere pur sapendo e a prendere provvedimenti con cautela eccessiva e con eccessiva magnanimità, non togliendo l’abito ma spostando in qualche struttura protetta questi “sacerdoti”in difficoltà. Altro è il caso di sacerdoti che durante la loro vita consacrata capiscono, ad un certo punto, di non poter più restare coerenti con la propria scelta iniziale magari perché si innamorano di una persona e sentono che questo sentimento è così forte e importante che non può essere “sporcato” da una doppia vita incoerente. Chi in questa situazione ha avuto il coraggio di lasciare l’abito affrontando tutto quello che questa decisione comporta, ha invece il mio pieno rispetto e la mia ammirazione grande. Non nego di essere seriamente preoccupata per i giovani e per tutti quelli di noi che cercano nel sacerdote una figura di riferimento che ti aiuta a capire cosa è bene e cosa è male e a guidarti verso la scelta più giusta per te. Come dice Papa Francesco abbiamo bisogno di pastori che stiano in mezzo al gregge, con la grande difficoltà ma anche la grande sfida che questo può comportare per loro, che abbiamo “l’odore delle pecore”e la gioia di essere sacerdote e che riescano a coinvolgersi fino a commuoversi ascoltando la vicenda dei  fedeli. Sappiamo tutti che preti come questi esistono nelle nostre comunità e la mia richiesta è che quando li trovate e li riconoscete, li sosteniate con fraterna amicizia in questa loro impegnativa missione.