CHI È BERGOGLIO ALIAS PAPA FRANCESCO?

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 GIUGNO 2014)

Ciao a tutti cari lettori.
Questa volta desidero parlarvi di una personalità, che si dimostra sempre più affascinante e rivoluzionaria per il nostro tempo, che è quella di Jorge Bergoglio alias Papa Francesco.
Ho conosciuto il Pontefice di persona, in occasione di alcuni miei viaggi a Roma e di recente, il 22 e 23 marzo, ho avuto modo di approfondire la mia conoscenza sulla sua figura e la sua storia personale grazie alla partecipazione, come ospite, ad un importante Convegno, tenutosi a Camposampiero (PD), proprio sulla vita di Papa Francesco, prima e dopo la sua elezione.
Il ciclo di incontri, dal titolo: “Chi è Bergoglio, oggi Papa Francesco?” ha avuto relatori d’eccezione
quali la giornalista Elisabetta Piquè, corrispondente del quotidiano argentino “La Naciòn”e il giornalista-vaticanista irlandese Gerard O’Connell.
Questi due giornalisti hanno fatto diventare speciale il Convegno perché sono persone di fiducia del Pontefice, amici che lo conoscono e lo seguono dal 2001. In particolare Elisabetta è “la giornalista” del Papa, quella che lui vuole a fianco durante i suoi viaggi, quella che ha scritto la prima biografia di Bergoglio “Francesco, Vita e Rivoluzione”, edito da Lindau.
E’proprio questo libro, infatti, la fonte da cui traggo spunto, in questo articolo, per rendervi partecipi di alcuni episodi significativi della vita di Francesco.
Jorge, come si legge nel IV capitolo del libro della Piquè, nasce a Buenos Aires, il 17 dicembre 1936, da una famiglia abbastanza benestante di immigrati piemontesi. Il Padre, Mario Bergoglio, era un impiegato delle ferrovie e poi fu proprietario di una fabbrica di calze e la madre, Regina Sivori, era casalinga. Fu un diligente primogenito, primo di quattro fratelli più piccoli (due femmine e due maschi), accuditi oltre che dalla madre anche dalla sua amatissima nonna Rosa, figura di fondamentale importanza per lui soprattutto per avergli trasmesso una religiosità e una fede profonde. Papa Francesco ricorda sempre di lei che la sera del Venerdì Santo lo portava insieme ai suoi fratelli alla processione delle candele, e quando alla fine di questa processione arrivava il “Cristo morto”, la nonna li faceva inginocchiare e diceva : “Guardate: è morto, ma domani risuscita”.
La figura del Papa che emerge da questa biografia è quella di una persona normalissima, che vive il quotidiano con la semplicità che ci accomuna tutti. Impara a cucinare da piccolo, seguendo le indicazioni della mamma, ama giocare a calcio ed è tifoso del Club Atletico San Lorenzo, anche se gli amici dicono che a giocare è “una schiappa”. Gioca anche a basket e ama ballare il tango. Impara che il pane va guadagnato con il sudore e la fatica, andando a lavorare nella fabbrica di suo padre, prima a fare le pulizie e poi in ufficio. Ha persino avuto due fidanzate, una, il suo primo grande amore a dodici anni, la seconda quando è già grande. Nel libro si dice proprio che Jorge aveva un rapporto normale con le sue amiche donne, tanto che lui ricorda questo episodio: “quando ero seminarista, rimasi abbagliato da una ragazza che avevo conosciuto al matrimonio di uno zio. Mi sorpresero la sua bellezza, la sua luce intellettuale… e insomma, restai confuso per un bel po’, continuava a venirmi in mente. […] Quando tornai in seminario dopo quel matrimonio, non riuscii a pregare per una settimana intera, perché quando mi preparavo a farlo nella mia testa compariva quella ragazza. Dovetti riconsiderare cosa stavo facendo. Ero ancora libero perché ero un seminarista, avrei potuto tornare a casa e basta. Dovetti ripensare alla mia decisione. Tornai a scegliere il cammino religioso – o a farmi scegliere”. La sua è stata dunque una vocazione adulta e per questo mi ispira ancor più autenticità e consapevolezza: Jorge entra in seminario a vent’anni, nel 1957, contro la volontà della famiglia, in particolare della madre, che accetterà la sua decisione solo più tardi. Quando è stato eletto papa, tutti ricordiamo che fin da subito si è dimostrato diverso dai suoi predecessori sia nell’atteggiamento sia nelle sue scelte: niente limousine, poca scorta, niente croce d’oro, niente mozzetta (ossia la mantellina rossa), niente mocassini rossi. Ha tenuto le sue scarpe ortopediche nere, un po’ consumate. Niente appartamento papale. La scelta di un nome che ha fatto tremare gli ecclesiastici di tutto il mondo, abituati a vivere, come dice la Piquè, “come dei papi”, un nome che è l’emblema di questo personaggio straordinario che, usando ancora le parole di Elisabetta, “è uno di noi, uno come noi, che parla come noi e capisce cosa proviamo” e al quale ci sentiamo di chiedere anche noi, insieme a tutti i fedeli, “Francesco, và, ripara la mia casa”.