QUAL È LA VERA POVERTÀ?

di Rosita Sartori (pubblicato su Area3 FEBBRAIO 2017)

Cari lettori, vorrei parlarvi della povertà, quella vera, con il grande esempio rappresentato da Madre Teresa di Calcutta.  Lei in realtà cominciò a chiamarsi così solo nel 1931 quando prese i voti. Il suo nome di battesimo era invece Anjeze Gonxhe. Nacque nel 1910 da una famiglia albanese e nel 1928 entrò nella congregazione delle Suore di Loreto. Venne inviata in India, a Darjeeling, sotto l’Himalaya, nel 1929, come insegnante presso il collegio di Sant Mary’s High School.  Nel ‘46, in occasione di scontri politici e sociali che coinvolsero Calcutta, a Madre Teresa fu concesso di uscire dal convento e vide cosa c’era fuori. Proprio quella sera del 10 settembre del 1946 poté toccare con mano la povertà estrema e la miseria dei poveri tra i poveri e, nel 1948, grazie alla sua determinazione e all’insistenza delle sue richieste, il Papa le concesse  l’autorizzazione a vivere da sola nella periferia di Calcutta. Qui cominciò a vivere mendicando medicine e cibo per aiutare i poveri che incontrava. Abitava in una baracca sterrata e lì si prese cura delle persone rifiutate dall’ospedale. Riuscì a sensibilizzare l’amministrazione statale che le fornì nel ‘49 un locale di una casa di Creek Lane, che diventò ufficialmente nel 1950 l’Istituto “Congregazione delle Missionarie della Carità”. Creò anche un locale per l’accoglienza delle persone agonizzanti, in fin di vita che venivano raccolte per la strada e aprì la Casa dove venivano accuditi i bambini abbandonati nei cassonetti. Il progetto più ambizioso che riuscì a realizzare fu comunque la Città della Pace, una cittadina munita di scuola, posta e negozi, dove accolse 400  famiglie di lebbrosi che prima andava ad accudire e curare nelle loro baracche. Queste furono le opere che fecero conoscere a tutto il mondo questa “ immensa” donna. Sento grande conforto e sostegno quando lei dice: Non è abbastanza dire: “io amo Dio”. Io devo amare anche il mio prossimo. Nelle Scritture San Giovanni dice che è bugiardo colui che dice di amare Dio ma non ama il suo prossimo. Come si può amare Dio, che non si vede, se non si ama il proprio prossimo che si vede, che si tocca, con il quale si vive? In questa ottica ci possiamo chiedere in che cosa consista la vera povertà. Sicuramente una mancanza di beni di prima necessità è povertà ma come ha dimostrato Madre Teresa, da quella povertà si può uscire in qualche modo, con l’aiuto di altre persone che ci possono sostenere quando raschiamo il fondo del barile. La povertà da cui invece si fa fatica a guarire, che direi è quasi una malattia, è l’egoismo che non mi fa mettere nei panni dell’altro e mi fa vivere di sentimenti di finto buonismo. Vogliamo considerarci doni preziosi, come ci ha creati Dio, capaci di donare.